Lucy Letby: serial killer o coincidenze?
L’infermiera inglese Lucy Letby è stata di recente condannata all’ergastolo per aver ucciso sette neonati, ed aver tentato di assassinarne altri sei, durante il suo turno di lavoro in ospedale.
Analizziamo insieme l’agghiacciante vicenda senza precedenti nella storia recente della Gran Bretagna!
Indice
Lucy Letby: chi è e quale vicenda la vede protagonista
Lucy Letby è una donna inglese di 33 anni nata a Hereford, una cittadina nell’ovest dell’Inghilterra. A differenza dell’immagine stereotipata che si ha abitualmente dei serial killer, la sua vita in apparenza è ordinaria. Ha un gruppo di amici stretti, va d’accordo coi genitori e non soffre di depressione.
Tra il 2016 e il 2016 il reparto di neonatologia dell’ospedale di Chester nota una percentuale insolitamente alta di morti tra i neonati. Molti bambini, infatti, cominciano a star male all’improvviso, per poi peggiorare in poco tempo e morire senza riuscire a trovare soluzioni. Altri, invece, riescono per fortuna a guarire.
Si aprono delle indagini su tutti i dipendenti del reparto dell’ospedale, compresa Lucy Letby che lavora lì dal 2011. In breve arriva la svolta e le indagini si concentrano solo su di lei: è l’unico fattore comune di tutti i casi di bambini stati male.
Arrestata per la prima volta nel 2018, viene rilasciata su cauzione per poi essere riarrestata definitivamente e incriminata nel novembre del 2020.
Nonostante la donna si sia sempre dichiarata innocente, la testimonianza dei suoi diari dimostra il contrario confermando anche il modus operandi. Iniettare aria nel sangue dalle vene o nello stomaco dei bambini, avvelenarli con insulina o dare loro più latte del necessario.
Nonostante la donna si sia sempre dichiarata innocente, la testimonianza dei suoi diari dimostra il contrario confermando anche il modus operandi. Iniettare aria nel sangue dalle vene o nello stomaco dei bambini, avvelenarli con insulina o dare loro più latte del necessario.
La testimonianza del diario segreto
Come abbiamo accennato poco fa, le testimonianze più importanti che hanno consentito agli investigatori di ricostruire le dinamiche degli avvenimenti sono quelle nel suo diario personale. In una delle perquisizioni a casa sua, infatti, la polizia aveva trovato degli appunti interpretati come un’ammissione dell’uccisione dei neonati.
Tra le pagine, Lucy Letby teneva il conto delle vittime: data di nascita, di morte, iniziali. Nello specifico, tra il giugno del 2015 e il giugno del 2016, scrive di aver ucciso:
- un neonato di appena un giorno;
- due gemelli in due giorni consecutivi;
- una bambina di 11 mesi che aveva provato a uccidere quattro volte prima di riuscirci.
Alcuni di questi erano nati prematuri, ma erano comunque in buone condizioni di salute. La donna nel diario si definisce anche una persona orribile e malvagia affermando:
“Non merito di vivere. Li ho uccisi di proposito perché non sono in grado di prendermene cura”.
La polizia ha detto di non essere stata in grado di ricostruire il movente alla base dei crimini. Dai quattordici giorni di interrogatori, non sono emerse parole da parte di Lucy Letby che non ha data nessuna indicazione di colpevolezza o rimorso.
Il processo di Lucy Letby
Lucy Letby è stata di recente condannata all’ergastolo dal tribunale di Manchester con l’accusa di aver ucciso sette neonati nell’ospedale in cui lavorava e di cercato di ucciderne altri sei tra il giugno del 2015 e il giugno del 2016.
Le accuse iniziali erano di omicidio nei confronti di 7 neonati e di attacchi vari nei confronti di altri 10.
Le accuse iniziali erano di omicidio nei confronti di 7 neonati e di attacchi vari nei confronti di altri 10.
Durante le udienze la donna ha sempre mantenuto un’espressione neutra, un distacco totale e incomprensibile. Unico accenno di emozione quando si trovata di fronte alle immagini del suo arresto e a brani della testimonianza da lei rilasciata subito dopo essere stata fermata dalla polizia
Si è inoltre sempre dichiarata innocente, anche se nella sua abitazione sono state trovate le prove dell’ammissione di colpa nel suo diario segreto.
Nell’udienza per il verdetto di Lucy Letby non si è presentata in aula, dove invece erano presenti molti genitori dei neonati da lei uccisi. Il fatto è stato stato visto come vile e commentato con grande sdegno e ha portato il Partito Laburista a chiedere al governo di introdurre con urgenza regole che costringano i colpevoli a farsi vedere in aula in casi come questi.
Prima della condanna sono state lette le dichiarazioni dei genitori, e il giudice ha fatto sapere che ne verrà data una copia alla donna.
L’impatto sull’opinione pubblica
Il processo a Lucy Letby è uno dei più discussi della storia recente del Regno Unito.
Ha infatti suscitato una grande indignazione sui media e in generale nell’opinione pubblica per via della brutalità dei crimini commessi contro neonati indifesi e apparentemente senza alcun movente.
Ha infatti suscitato una grande indignazione sui media e in generale nell’opinione pubblica per via della brutalità dei crimini commessi contro neonati indifesi e apparentemente senza alcun movente.
Cosa porta una persona ad uccidere? Quale meccanismo si instaura in una giovane donna, ritratta sui giornali sorridente, spensierata e all’apparenza normale, ad assassinare dei neonati e tentare di ucciderne altri?
Domande che rimangono senza risposta. Le fotografie della sua vita di prima, il letto con gli orsacchiotti, i libri sul comodino, la vestaglia rosa e due gatti sono impossibili da riconciliare con la sua missione di morte.
Le possibili interpretazioni di criminologi e psicologi sono molte e si accavallano sui mezzi d’informazione, scontrandosi con un mistero di fondo. La verità è che forse ci si aspetta di poter leggere sul viso di un assassino i segni della cattiveria ma in realtà non è così.
La giuria si è espressa, ma il caso non è chiuso. Rimangono da accertare le responsabilità dei due ospedali, dove l’allarme dei medici all’inizio non era stato preso sul serio. La polizia deve infatti verificare che all’ospedale di Chester non ci siano state anomalie nel periodo precedente a quello interessato dalle indagini.
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