La professione del counselor
Sebbene il counseling prese piede già nel Novecento, con lo psicologo americano Rogers, non è ancora ben chiara la professione del counselor. Eppure, si tratta di una figura specifica, con competenze ben chiare e mansioni ben definite. Spesso questa figura viene confusa con quella del coach o dello psicologo, ma si tratta di professioni profondamente differenti tra loro. Data la confusione che esiste nei confronti di questa figura, oggi ne analizzeremo i dettagli.
Scopriremo chi è, cosa fa, come diventare counselor e come trovare lavoro in quest’affascinante ambito.
Counselor significato: cosa fa
La figura del counselor nasce negli Stati Uniti: deriva infatti dal termine “to counsel”, ossia “consigliare“. Di fatto, questo professionista ha il compito di accompagnare professionalmente gli individui. Per farlo, vengono applicati dei metodi della psicologia. Si tratta di una figura che, nel continente europeo, fino a poco tempo fa non era inquadrata in maniera precisa.
Tuttavia, ci hanno pensato due delle maggiori organizzazioni europee dedicate al counselor a chiarirne dettagliatamente le mansioni.
L’EBCC ha parlato infatti del counseling come di una pratica che utilizza strategia cognitive, comportamentali, affettive e sistemiche per garantire il benessere. Tali principi vengono applicati per garantire la crescita dell’individuo, sia a livello professionale che personale.
La definizione fornita dall’European Association for Counselling, invece, pone l’accento sulla relazione con il cliente. Il counselor professionista deve risolverne i problemi, di qualsiasi natura essi siano, adottando un approccio olistico.
Cosa può fare un counselor
Nonostante le due definizioni appena analizzate, viene spontaneo chiedersi cosa può fare un counselor nella pratica.
Il counselor professionista, che come vedremo ha una formazione psicologica, ha il compito di seguire il cliente che affronta un problema. Il cliente non deve essere per forza un individuo: può anche trattarsi di un gruppo.
Può infatti agire anche su coppie, famiglie, comunità di vario genere.
In ogni caso, l’individuo o il gruppo manifestano un problema con conseguenti disagi, che intaccano le relazioni e la psiche. Il compito del counselor è quindi quello di aiutare il cliente a trovare in autonomia una soluzione.
Tra i compiti collaterali del counselor, oltre all’identificazione degli obiettivi e delle soluzioni, anche il miglioramento della vita del cliente. Un miglioramento che passa per cambiamenti, acquisizione di strategie di adattamento, rafforzamento dell’autostima.
Ovviamente, un counselor può agire in diversi ambiti e decidere di specializzarsi in determinati settori di intervento. Tra le aree in cui può operare ricordiamo l’accompagnamento di giovani nello sviluppo, l’assistenza a carcerati o soggetti affetti da dipendenze, il supporto geriatrico.
Può inoltre fornire supporto fornendo counseling per orientare gli individui al lavoro, per selezionare il personale o per affrontare problematiche aziendali (per esempio il mobbing). Questi, ovviamente, sono soltanto degli esempi: la figura interviene in ambito relazionale con il paziente. Dopo averlo ascoltato, lo aiuta a trovare una soluzione al suo problema.
Una professione a sé
Sebbene, come anticipato, questa figura professionale venga spesso confusa e sovrapposta con altre figure, si tratta di una professione a sé stante.
Di seguito, cercheremo di differenziale il professionista che si occupa di counseling dalle figure affini ma differenti. In particolare, lo differenzieremo dai coach e dagli psicologi.
Che differenza c’è tra un counselor e coach?
Iniziamo a chiarire la prima differenza, quella tra counselor e coach.
Il counselor olistico, il counselor gestaltico o qualunque sia l’orientamento del professionista, aiuta a sviluppare l’autonomia del soggetto. Il counselling serve quindi per avviare una relazione d’aiuto e migliorare la qualità di vita del cliente.
Il coach, invece, deve centrare la sua attenzione sul presente, orientandosi però al futuro. Il cliente deve stabilire degli obiettivi e, tramite una relazione profittevole con il coach, dovrà migliorare le proprie competenze e valorizzare le proprie risorse.
Anche l’attività di coaching, come quella di counseling, può comunque rivolgersi a singoli individui o a gruppi.
Quali sono le differenze tra counselor e psicologo
Passiamo ora a uno degli interrogativi più frequenti legati al counseling: quali sono le differenze tra counselor e psicologo?
Sebbene si tratti di due figure che hanno il compito di affiancare un soggetto, il loro ruolo è profondamente differente.
L’esperto in counseling deve infatti sostenere un individuo in un momento particolare, nel quale ha bisogno di ottenere chiarimenti. Lo psicologo, invece, generalmente interviene anche in caso di disturbi psicologici gravi. Ambito di intervento che, invece, non dovrebbe riguardare chi fa counseling, che dovrebbe occuparsi principalmente di supporto e orientamento.
Lo psicologo ha competenze diagnostiche e terapeutiche, è in grado di fare diagnosi e offrire soluzioni di trattamento. Il counselor deve invece intervenire garantendo supporto emotivo e orientamento.
Come diventare counselor
Cerchiamo ora di capire come diventare counselor nel nostro Paese. Rispetto agli Stati Uniti, dove si tratta di una professione regolamentata alla quale si accede con un corso counselor, in Italia la situazione è più complessa.
Per acquisire i titoli e successivamente trovare lavoro come counselor, nel nostro Paese non esiste, infatti, un corso di studio specifico.
Il percorso formativo
Si può dunque diventare counselor professionista seguendo il medesimo percorso formativo previsto per gli psicologi.
Il che prevede, ovviamente, il conseguimento della laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche e, successivamente, della laurea magistrale in Psicologia.
Andranno poi superati il tirocinio annuale e l’esame di stato per l’iscrizione all’albo A degli psicologi.
La formazione andrà poi completata con corsi di Alta Formazione e scuole di specializzazione. Ad esempio, in Italia esiste la Scuola di Specializzazione in Valutazione Psicologica e Counselling presso La Sapienza di Roma.
Quanti anni ci vogliono per diventare counselor?
Per coloro che si domandano, invece, quanti anni ci vogliono per diventare counselor, la risposta non è univoca. Infatti, a rigore, occorre completare gli studi con la laurea magistrale in Psicologia, studiando presso un’Università per cinque anni. A questi si aggiunge un anno di tirocinio obbligatorio per l’iscrizione all’albo.
In ogni caso, è bene sottolineare che è possibile accedere alla counselor career anche con la laurea triennale.
Chi ha conseguito la laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, in sostanza, può fare counseling. Tuttavia, per esercitare, dovrà essere costantemente supervisionato da un professionista iscritto all’albo A.
Quanto guadagna un counselor?
Chi aspira a trovare lavoro in quest’ambito, se lo sarà domandato almeno una volta: quanto guadagna un counselor?
I professionisti che esercitano in libera professione, di solito, guadagnano dai 40 ai 60 euro per ogni seduta. Il reddito medio annuo è di circa 40.000 euro.
Per coloro che, invece, sono assunti da aziende o lavorano come dipendenti, il reddito medio è di circa 27.000 euro ogni anno.